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lunedì, ottobre 09, 2023

Investire nel proprio lavoro non è un investimento

Di solito le persone comuni non sono propense ad investire, meno che mai a speculare, anche se poi alla fine un po' tutti comprano il Gratta & Vinci, sognamo i milioni della Lotteria e fanno le multiple.

Non si investe, se non delegando tutto alla banca, perché non ci si ritiene all'altezza, si ha paura di prendere scelte che si riveleranno totalmente sbagliate.

E secondo me chi non ha esperienza e non fa prove e ragionamenti a riguardo, fa bene a non investire perché nei periodi di crisi correrebbero il rischio di svendere tutto, anziché di comprare a prezzi stracciati o anche soltanto di fare niente e aspettare che torni un periodo positivo.

Ma un conto è pensare di non essere in grado di investire, un altro è pensare che sia gli investimenti passivi sia le speculazioni siano fuffa.

Molte persone dicono di preferire guadagnare lavorando anziché compiendo investimenti fuffa. Invece tutti dovrebbero porsi l'obiettivo di imparare a fare ambo le cose o anche soltanto una, perché se con uno stipendio medio si arriva a fine mese e stop, non ci sono possibilità di crescita e non si può intravedere neanche lontanamente un futuro migliore.

"Io investo nel mio lavoro"

Se si è un professionista ci può anche stare, ma in realtà anche un professionista deve investire o attivamente (cosa più rischiosa) o passivamente, perché nessuno può essere di sicuro di avere costantemente quel certo numero di clienti e quel tipo di clienti.

Tutto può cambiare perché arriva una nuova tecnologia, una crisi, della concorrenza a basso prezzo, ecc.

Ma anche perché non tutti i professionisti sono benestanti, quindi devono darsi da fare anche loro per incrementare il loro patrimonio.

Lavoro e investimenti sono 2 cose diverse (lasciamo stare il fatto che il trading sia esso sportivo che finanziario può essere davvero un lavoro da svolgere a casa) e chi lavora può benissimo investire. Altrimenti chi investe? Chi non ha soldi?

Ecco, se lavori cerca di risparmiare e iniziare ad investire passivamente tramite alcuni ottimi ETF, e se sei appassionato di calcio iniziare a speculare sui mercati delle migliori partite.

Solo così puoi provare a migliorare la tua situazione economica e chissà col tempo liberarti dal giogo del lavoro e dei clienti e da tutto ciò che ruota intorno a ciò.

Il bello del trading calcistico consiste nel fatto che in pochi minuti, se il capitale lo permette, è possibile guadagnare cifre degne di note che un professionista incassa in diverse ore. E quando le incassa deve poi pagare il commercialista per poi versare le imposte, i contributi. Per non parlare di altre spese come l'affitto dello studio, l'acquisto della strumentazione/attrezzattura, il pagamento di eventuali collaboratori/dipendenti... Si fa presto a dire "Io da professionista guadagno bene". La realtà è che ci sono tantissime spese, e a volte i clienti vogliono spendere di meno, chiedono lo sconto, vengono meno volte, pagano in ritardo e, appunto, anche se la cifra pare allettante, al netto è molto spesso ridicola.

Anziché focalizzarvi sui pericoli del trading, ragionamenti sui possibili profitti e come questi possono crescere in ambo le attività. Dove possono crescere di più? Si può sfruttare l'interesse composto nel lavoro? Da imprenditore sì, grazie ai dipendenti, ma da professionista no se non trovando clienti che pagano di più, mentre da dipendente proprio no!

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