Ieri mattina, domenica, mentre ero al parco col mio cagnolone, ho incontrato come capita spesso nei giorni festivi, una dozzina tra ragazzini, ragazzi e gente più matura, intenti a giocare a pallone in un prato che, grazie ad un pallone, si trasforma in un campo da calcio.
Un campo con 2 porte tirate su con degli arnesi amatoriali, un campo senza righe e senza arbitro + guardalinee.
Un campo senza neanche, ovviamente, tribune, tifosi, allenatori e panchinari.
Chi c'è gioca. Chi non c'è, è perché deve ancora arrivare e allora un posto lo troverà subito, o non gioca e alla prossima.
Lì per lì l'effetto è sempre un po' straniante, perché nessuna delle 2 formazioni, i cui elementi più esperti magari si ritrovano da 35 anni, ha delle divise: ognuno usa ciò che gli pare, basta che una squadra presenti magliette in cui il bianco è preponderante e l'altra in cui invece ad essere tale è il rosso.
Tutto molto amatoriale, libero, spontaneo e felice.
Ad ogni gol grandi esultanze.
Un prato che si trasforma campo che a sua volta diventa come un piccolo stadio in cui esultare alla grande, pur nell'assenza di telecamere e tifosi.
Questo è il calcio. Un modo di ritrovarsi insieme come capitava a me da ragazzino con i compagni di classe e anche di scuola. Perché il calcio era ed è un mezzo per socializzare con i propri coetanei che dopo 5 minuti, grazie al pallone, diventano amici e bastano 2 palleggi per entrare in sintonia come se ci si conoscesse da sempre.
Il calcio era ed è anche un modo per capire chi siamo, qual è il nostro posto nella società: se ci fate caso nei diversi ruoli ci stanno persone con fisici e caratteri diversi... un portiere è totalmente diverso da un fantasista che a sua volta è diverso da un terzino e da una punta. Attraverso questo gioco di squadra noi riusciamo a ritagliarci uno spazio di visibilità e rispetto se giochiamo bene, e possiamo capire fin dove possiamo spingerci nell'osare e nel lottare contro il prossimo, trovando forze mentali e fisiche che prima per noi magari erano impensabili.
Il calcio è nostro, il calcio non sono i mega stadi sempre più giganti e futuristici, le tv con le partite pay, on demand e le magliette che cambianno ogni estate e che costano sempre di più al pari degli abbonamenti.
Il calcio sono anche io che palleggio con la pallina da tennis per far contento il mio cane (record di 160 palleggi, non so se mi spiego, colpendola anche con l'esterno nella zona vicino al tacco).
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