Serbia-Albania, la partita che ieri sera, 14 ottobre 2014, è stata sospesa per una rissa che ha fatto scappare negli spogliatoi i calciatori ospiti, sta facendo discutere logicamente tutto il mondo.
Il mio punto di vista è molto semplice: si sa che queste due nazioni non sono in buoni rapporti, anche perché in mezzo a loro c'è il conteso Kosovo con popolazione musulmana, così com'è quella albanese, mentre i serbi sono cristiani ortodossi (coi nazionalisti che amano l'altro ortodosso Putin), perciò è stato giusto vietare l'ingresso ai tifosi ospiti per evitare risse, e non solo, già per le strade di Belgrado e non solo poi una volta dentro lo stadio, però sarebbe stato ancora più sensato giocare a porte chiuse, perché bastava, basta e basterà sempre una piccola provocazione per scatenare gli animi caldissimi dei tantissimi nazionalisti nazifascisti serbi.
Fossi stato un calciatore albanese, ieri sera, non mi sarei scagliato contro i colleghi serbi rei di voler strappare la bandiera della "Grande Albania" (non l'Albania attuale, bensì quella ben più grande del 1912.. diciamo che chi ha ideato questa trovata è anch'esso un nazionalista nostalgico e penso anche violento) dal drone incriminato, ma molto semplicemente avrei fatto notare l'accaduto alla terna arbitrale, commissari UEFA e me ne sarei andato via. Ma badate bene, i calciatori serbi non hanno fatto una cosa stupida, infatti se quella bandiera avesse continuato a sventolare in aria in mezzo al campo, i tifosi ultras dagli spalti sarebbero scesi super incazzati, quindi la loro idea di prenderla per nasconderla, mica per bruciarla, era giusta.
Per cui, secondo me, hanno sbagliato tutti: chi ha fatto sventolare quella bandiera perché voleva solo provocare; la UEFA che non ha fatto giocare a porte chiuse; gli albanesi che si sono incazzati coi calciatori avversari; i serbi, sia tifosi che calciatori, che hanno fatto innervosire i già nervosi albanesi, ecc., ecc., ecc.
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