Finalmente ho avuto la possibilità, grazie a Canale 5, di vedere il film Il Divin Codino dedicato a Roberto Baggio. Da bambino e ragazzino avevo la camera strapiena dei suoi poster, con la maglia della Juve, dell'Inter e del Bologna (no, del Milan no, non ce l'ho proprio fatta ahah, anche perché fu la squadra in cui andò subito dopo la Juve, squadra per cui tifavo).
Il film è molto commovente perché incentrato sui suoi dolori, delusioni e rapporti umani sia simpatici che toccanti e profondi.
Ma in questo post voglio concentrarmi sulla parte finale, quella relativa al 2002, quando Trapattoni non lo convocò per il Mondiale nippo-coreano.
Il mister gli disse che se si fosse ripreso appieno dall'infortunio lo avrebbe convocato o lo avrebbe preso in seria considerazione.
Alla fine, nonostante il recuper record e il ritorno in campo, non venne convocato, con grande amarezza da parte del Divin Codino.
Il tecnico milanese, già suo allenatore alla Juventus nel 92/93 e 93/94 lo illuse?
Si potrebbe pensare di sì, che attuò una 'politica democristiana' per non scontentare nessuno mesi prima del Mondiale, peccato che poi arrivò la batosta.
Ma si potrebbe anche pensarla diversamente.
Ovvero che la sua promessa, o presunta tale, di convocarlo, fu uno stimole per Roby per fare bene, per recuperare alla grande! La grinta derivante dai propri grandi obiettivi da voler raggiungere è incredibile.
Quindi, ecco, si potrebbe anche dire che salvò in parte il suo finale di carriera, anche se forse sarebbe stato più giusto dire chiaramente che avrebbe puntato soltanto su due numeri 10 più giovani di lui come Del Piero e Totti. Considerate che la nazionale del 2002 fu principalmente una squadra composta da giocatori nati negli anni '70, infatti gli unici degli anni '60 erano Maldini e Di Livio.
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