Ho un amico, che conosco da qualche mese prima di frequentare la 1^ media inferiore (!), il quale vuole solo cose sicure!
Quando gli parlo di betting o di investimenti, ecco che lui non vuole sentir parlare di possibili perdite, anche minime, anche temporanea. Niente da fare, per lui dev'essere tutto sicuro in senso positivo: bisogna guadagnare per forza e sempre.
Ma dato che niente, in senso positivo, è sicuro, ecco che allora non dovremmo fare alcunché.
Stiamo fermi, rimaniamo a letto.
I risultati, in ogni ambito, li fai solo con l'esperienza e la voglia di fare qualcosa di produttivo o che comunque ti piace, che ti trasmette del piacere, delle belle sensazioni.
Ad esempio a me, qualche anno fa, piaceva andare in collina e in montagna in MTB per fare delle piste in discesa con i salti. All'inizio ero totalmente negato, poi a furia di provarci ottenni delle belle soddisfazioni divertendomi un casino. Se mi fossi bloccato al primo salto non fatto, non ne avrei mai fatto uno!
Oppure se non ci avessi provato con la ragazza che ogni tanto frequento, ora mica godrei con lei eheh
E così anche col betting: se non metti dei soldini e se non fai un minimo di operazioni a settimana/mese, come pensi di guadagnare?
Se ti fa paura l'idea di sbagliare allora, come dicevo prima, non fare niente.
Certo, ci saranno giorni o anche settimane negative, così come nello sport puoi cadere e infortunarti (io ne so qualcosa dato che mi sono ribaltato più volte, così come sono finito addosso agli alberi ahahah), ma se la tua idea è ottenere qualcosa, non puoi che agire.
E devi agire nell'insicurezza. Se cerchi la sicurezza non sei niente. Oliviero Toscani diceva che un vero artista cerca l'insicurezza, non la sicurezza. La sicurezza la può cercare un ragioniere, non una persona che vuole dire la sua, che riceve e cerca tanti stimoli esterni, che cerca sempre novità, ecc.
Ho scritto questo post dopo aver letto questo commento del grande Jimmy Page (se non lo conoscete siete degli sminchiolati ahahah):
"Quelle
innumerevoli session, lunghe a volte oltre tre ore non erano solo
lavoro: erano un incontro di creatività, ispirazione e spirito
collaborativo. Il percorso che mi ha portato dall’anonimato delle
session ai palchi di tutto il modo con i Led Zeppelin non è stato creato
da algoritmi e dati, è stato un viaggio segnato dall’improvvisazione,
dalla spontaneità e dalla scintilla incalcolabile della ingenuità umana.
La chimica che trasforma un riff in un inno è insita nell’anima
collettiva delle band, una sinergia che nessuna macchina può emulare"
Capitoooo?