A distanza da pochi giorni dalla ahimé prevedibile morte di Pelé, un altro campione ci lascia.
Si tratta di Gianluca Vialli, anche lui malato di tumore, che nelle ultime settimane si era fatto sempre più aggressivo.
La vita è un mistero senza senso: uno si impegna tanto per realizzare qualcosa di bello e utile per sé, i propri cari, gli amici e la società, e poi all'improvviso arriva un tumore o qualsiasi altra cosa.
A cosa è servito impegnarsi e gioire, piangere e soffrire, conquistare, distruggere, fare e rifare?
Non si sa, l'importante forse è godersi il presente.
Di Vialli ricorderemo la sua grinta, le sue rovesciate, la Coppa Campioni sollevata al cielo con Soldatino Di Livio nel 1996 (4 anni dopo la finale persa con la Sampdoria contro il Barcellona, e 3 anni dopo dalla Coppa Uefa vinta con la Juventus assieme ai due Baggio, a Moeller, Conte, Julio Cesar, Marocchi, Kohler, Di Canio, Ravanelli, ecc.) che lo guarda e saltella mentre indossa una fascia in testa.
Tutti i calciatori della sua epoca, degli anni '90 e primi 2000, sono per me come degli amici più grandi, perché all'epoca, andando a scuola, ci immedesimavamo sempre in loro nelle partitelle sia in palestra che al parco o nei campi calcetto (Baggio, Del Piero, Mancini, Vialli, Batistuta, Ronaldo, Mihajlovic, Maldini, Cinghialone Peruzzi, Beckham, Zidane, Cantona, Boksic, Signori, ecc., ecc.), e sapere che alcuni non ci sono più fa davvero male, facendoci perdere ancora una volta quell'amore puro verso il gioco e la gioia di vivere che sprigionavamo appunto col pallone tra i piedi, senza pensare ai soldi e alle bollette, pensando che quel gol all'incrocio l'avessero visto in tutto il mondo.
Lo ricorderemo come uno dei primi calciatori emigrati nel Regno Unito di Gran Bretagna, e non in una cittadina qualsiasi, ma a Londra, in cui col Chelsea ha svolto anche il ruolo di calciatore-allenatore (player manager), vincendo diverse coppe.
Ci ha fatto sognare, ci ha mostrato nuove possibilità, ci ha fatto immaginare il futuro.
Lo ricorderemo anche per la fondazione benefica Vialli-Mauro e per il fondo chiamato Tifosy, attraverso cui si raccolgono soldi da dare in prestito alle società calcistiche per rinnovare i campi di allenamento, gli stadi, ecc.
Finisco con questa sua frase, per me molto importante, e che denota una sua certa sensibilità e intelligenza:
"Vorrei che la famosa frase: ‘Quello che conta è la salute’ diventasse davvero centrale. Vorrei che non accettassimo più nessun taglio alla sanità pubblica, che non crollassero più i ponti e che la sicurezza delle persone diventasse prioritaria. Vorrei che ci ribellassimo a queste città piene di smog che uccide".